RASSEGNA STAMPA
LIBERO - La difesa delle forze dell'ordine
Milano, 14 maggio 2010
La difesa delle forze dell'ordine
C'è chi vuole schedare gli agenti
Prima fatelo con tifosi e no global
NICOLA TANZI
Segretario Genarale SAP
“I recenti fatti di cronaca che vedono sul “banco degli imputati” le
Forze dell’Ordine impongono una seria riflessione da parte di chi,
come il Sindacato Autonomo di Polizia, è quotidianamente impegnato per
i diritti del personale e per il miglioramento del sistema sicurezza.
A fronte di episodi che rivestono certamente carattere di gravità, ma
che rappresentano soltanto una rarissima eccezione rispetto alla
regola, nonostante alcuni tentativi di strumentalizzazione da parte di
chi non nutre rispetto per le donne e gli uomini in divisa, si
dimentica troppo spesso che ogni fine settimana sono circa 10.000 gli
operatori impegnati per garantire la sicurezza degli stadi e delle
manifestazioni sportive.
Personale che proviene in massima parte dai Reparti Mobili della
Polizia, altamente preparato, impiegato anche per 10 – 12 ore
consecutive di lavoro, ricompensato con indennità da 13 euro e
vittima, durante i servizi di ordine pubblico, di violenze di vario
tipo, di lanci di sassi, oggetti, sputi e talvolta anche di urina, di
provocazioni messe in atto per realizzare incidenti, di gente che
filma coi propri telefonini solo le presunte angherie dei poliziotti,
alimentando un clima di odio e avversione verso ragazzi e ragazze che
operano per 1.200 euro al mese e che frequentemente finiscono in
ospedale o addirittura peggio.
Ogni anno sono centinaia i feriti tra le Forze dell’Ordine a causa
delle manifestazioni sportive.
Senza dimenticare quel che è successo al collega Raciti e a tantissimi
altri appartenenti che hanno perso la vita.
Detto questo, noi non vogliamo difendere l’indifendibile, ma invitiamo
tutti ad una serena e non superficiale valutazione dei fatti accaduti
negli ultimi giorni, che non possono essere in alcun modo messi in
collegamento con altre vicende – da Cucchi a Sandri, da Aldovrandi a
Giuliani – che si sono sviluppate in contesti diversi e in situazioni
non sempre chiare.
La Polizia di Stato, nata dalla legge di riforma 121/1981 che ha
smilitarizzato, democratizzato e sindacalizzato il Corpo, è una
istituzione sana, costituita da circa 100.000 appartenenti, molti dei
quali laureati; persone che vengono dalla vita civile e che
rappresentano, pertanto, uno spaccato della società attuale.
Le mele marce esistono in qualunque ambito, in ogni ambiente di
lavoro, in qualsiasi contesto culturale.
Quel che conta davvero è l’impegno per crescere, per progredire, per
dimostrare di aver saputo apprendere dai propri errori con la volontà
di migliorarsi.
La Polizia di Stato, grazie anche all’impegno del Prefetto Manganelli,
non si è mai nascosta dietro un dito, non hai mai “coperto” nessuno e
lavora concretamente per un costante accrescimento del personale. Prova ne è la recente istituzione del Centro di formazione per
l’ordine pubblico a Nettuno, una struttura all’avanguardia a livello
italiano ed europeo.
Piuttosto, voglio con chiarezza rispondere a chi ogni tanto tira fuori
dal cilindro l’idea di dotare ogni poliziotto o carabiniere di un
numeretto di identificazione, soprat-tutto nei servizi di ordine
pubblico.
Una proposta che potremmo accettare se, allo stesso modo, tutti i
manifestanti e tutti i tifosi venissero dotati di analogo segno di
riconoscimento.
Non dobbiamo mai dimenticare che tra guardie e ladri non può esserci
confusione.
Noi siamo orgogliosi di essere poliziotti e di stare dalla parte giusta!”